PMI italiane: rischi e opportunità per il 2023

18/01/2023
APPROFONDIMENTI

In questo periodo dell’anno si moltiplicano i rapporti che cercano di inquadrare le previsioni economiche per l’anno appena iniziato. Ne abbiamo raccolti alcuni presentati di recente che analizzeremo in questo articolo. Quello che sembra accomunare le principali ricerche è una tendenza a vedere il 2023 come un anno difficile da prevedere.

Inflazione e alti costi energetici, oltre allo scenario internazionale complicato, impediscono alle Pmi di avere una visione chiara e stabile del sistema economico. Proprio la destabilizzazione del quadro internazionale e lo shock energetico sembra che abbiano ridimensionato le aspettative di ripresa economica, con un conseguente aumento della rischiosità delle Pmi nel biennio 2022-23 e un generale calo del fatturato. 

Le previsioni della Confederazione Nazionale dell’Artigianato

Una recente indagine della CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa) sulle prospettive delle Pmi italiane relative all’andamento dell’economia e degli investimenti di sistema ha rilevato che più della metà (6 su 10) delle aziende fatica a fare una previsione.

In generale, si registra un sostanziale equilibrio tra chi ritiene che il 2023 sarà un anno soddisfacente per la propria attività (29,8%) e chi pensa il contrario (33%). Tutto questo non basta però a creare slancio su investimenti e occupazione. Per i prossimi dodici mesi, infatti, quasi 4 intervistati su 10 (39,5%) dichiarano di voler ridurre gli investimenti: il 27,4% parla di diminuzione e il 12,1% di forte riduzione. Il 45,7% li manterrà stabili e circa il 14% li aumenterà. Sull’occupazione la maggioranza è prudente: il 12,2% dice che aumenterà gli organici, il 66,5% li manterrà stabili e il 21,1%, quindi più di uno su cinque, li ridurrà. Combinando i dati relativi all’occupazione e agli investimenti si capisce che per gli imprenditori questa è una fase che non offre certezze sul futuro e quindi meglio optare per una strategia attendista.

Dall’indagine del CNA emerge che le Pmi italiane ritengono fondamentali le risorse del PNRR, assieme agli strumenti di agevolazione, come ad esempio gli ecobonus.

Le previsioni del Rapporto Cerved PMI

Il Rapporto Cerved PMI è lo strumento di analisi della condizione economico-finanziaria delle piccole e medie imprese italiane (ne esamina 160.000) che da ben 9 anni Cerved mette a disposizione di mercato e istituzioni.

Quest’anno, l’indagine condotta da Cerved rileva come i continui ribaltamenti sullo scenario economico internazionale debbano indurre a un approccio multidimensionale al rischio orientato al medio=lungo periodo. Le pur gravi difficoltà contingenti non devono fare allentare la presa sulla vera sfida dei prossimi decenni, cioè la gestione della transizione verso un’economia sostenibile per scongiurare eventi estremi che rappresentano una seria minaccia anche a livello sociale e finanziario.  

Un dato su tutti: chi non adotterà provvedimenti per mitigare i rischi fisici legati ai cambiamenti climatici avrà nel 2050 il 25% in più di probabilità di default rispetto a oggi, e il 44% in più di chi invece investe fin da ora. Non solo: per le imprese ad alto rischio fisico (oltre l’8%) si prospetta una quota di costi annui per la ricostruzione pari all’1,6% dell’attivo e un aumento dei premi assicurativi fino al 3% del fatturato.

Le previsioni di Intesa Sanpaolo e Prometeia

Secondo i dati presentati da Intesa Sanpaolo e Prometeia, il 2023 sarà un anno complesso per le Pmi italiane, ma l’uscita nel 2024 sarà forte. Le piccole e medie imprese italiane che hanno superato la difficile selezione imposta dalla pandemia sono più resilienti.

I dati di Prometeia, inoltre, indicano una maggiore capacità di reazione del manifatturiero italiano alle crisi rispetto ad altri paesi europei. Nel 2023 i settori industriali dell’economia italiana riusciranno a mantenere un’intonazione positiva, anche se la crescita ripartirà solo nel 2024. La recessione che ha già colpito nell’ultimo trimestre del 2022 continuerà nella prima parte del 2023, dopodiché inizierà il recupero, trainato anche da un calo dell’inflazione e dagli investimenti del PNRR.



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