Quanto costa emettere minibond e come usare i fondi ottenuti

08/02/2023
FINANZA E INVESTIMENTI

L’emissione di minibond può essere una scelta strategica per una PMI in cerca di capitali da investire. I minibond infatti sono tra le obbligazioni più facili da emettere e meno costose. Si tratta di uno strumento finanziario innovativo, dedicato genericamente alle aziende non quotate in borsa ma studiato soprattutto per le PMI.

Per emettere minibond, un’azienda deve avere meno di 50 dipendenti ed un fatturato annuo o uno stato patrimoniale annuo inferiore a 10 milioni di euro (C.d. Piccole Imprese) o meno di 250 dipendenti ed un fatturato annuo inferiore a 50 milioni di euro o un totale attivo dello stato patrimoniale inferiore a 43 milioni di euro (c.d. medie imprese).

Grazie a questo strumento le società possono reperire fondi offrendo in cambio titoli di credito in favore di chi desidera investire nel progetto aziendale. Gli investitori non diventano soci, ma intestatari di obbligazioni o titoli di debito a medio-lungo termine.

Come tutte le obbligazioni il tasso d’interesse riconosciuto ha una cedola periodica e una data di scadenza. Quindi i minibond sono di facile gestione e soprattutto sono un’occasione per aprirsi al mercato dei capitali e reperire fondi senza per questo aumentare ulteriormente la dipendenza dal credito bancario.

Perché e come emettere minibond

Oltre alla semplicità di emissione e al fatto che permettono di reperire capitali senza cedere quote della società, questi sono ulteriori vantaggi di emettere minibond:

·       Sono una formula di finanziamento sostenibile perché il taglio dell’emissione è scelto dall’impresa sulla base delle sue esigenze.

·       Possono essere a medio-lungo termine, con una durata compresa generalmente tra i 3 e i 5 anni.

·       La maggior parte dei minibond prevede il pagamento di una cedola fissa agli investitori ogni 6 mesi, mentre il rimborso del finanziamento avviene alla scadenza, così si evitano esborsi di denaro importanti prima che gli investimenti abbiano generato rendite.

·       Non sono segnalati alla Centrale Rischi, quindi non precludono l’accesso al credito bancario.

·       Non richiedono garanzie obbligatorie.

L’emissione di minibond puó avvenire in diversi modi, autonomamente da parte dell’azienda emittente o attraverso figure autorizzate per il collocamento. L’emissione in autonomia può essere rischiosa e complicata, perché di solito il team di una PMI non ha le competenze specifiche per l’emissione di minibond. E’ quindi consigliato rivolgersi ad un advisor specializzato in grado di guidare l’azienda sulla scelta dei titoli e sull’intero processo di collocamento. Rivolgersi a una piattaforma è sicuramente il modo più facile per emettere minibond senza incorrere in problemi.

Come usare i fondi raccolti con i minibond

I minibond possono essere utilizzati per finanziare diverse attivitá tra cui ad esempio:

·       garantire la liquidità di breve periodo e finanziare il capitale circolante,

·       sostenere piani di sviluppo industriale o programmi di internazionalizzazione di medio-lungo periodo, 

·       effettuare il rifinanziamento di debiti in scadenza.  

Nel caso dei minibond di breve termine, l’emissione dei titoli può essere concepita in maniera “seriale”, ovvero ripetuta nel tempo con cadenza regolare. 

Costi da considerare nell’emissione di minibond

Come abbiamo già accennato, i minibond hanno anche il vantaggio di essere relativamente poco costosi per la società che li emette. Il tasso di interesse è di solito fisso ma può anche essere variabile.

Tipicamente il costo è compreso tra l’1% e il 2,5% per l’emissione complessiva e l’eventuale quotazione del minibond. Se proviamo a stimare un costo annuale indicativo otteniamo una cifra che va da 5mila a 15mila euro.

Va poi valutato il costo per farsi assegnare un rating dalle società specializzate, che non è obbligatorio ma serve a rendere molto più appetibile l’emissione per gli investitori interessati, oltre a consentire alle PMI di indebitarsi a tassi ancora più bassi. Questo costo è pari a circa altri 20mila euro. Il rating deve essere di un certo tipo (solitamente superiore a B3 nella scala Modefinance) per essere presi in considerazione dalle piattaforme che aiutano a collocare i minibond.

Altre spese e costi fissi da considerare sono:

·       Eventuale redazione del Business Plan con l’aiuto di un Advisor.

·       Gestione del sito internet e dell’informativa richiesta dall’investitore e/o dall’eventuale borsa di negoziazione.

·       Corrispettivi per la quotazione pari a € 2.500 una tantum per l’ammissione. Non sono previsti e corrispettivi durante la vita dello strumento.

·       Fee di collocamento.

·       Tasso di interesse che può essere trimestrale, semestrale o annuale e dipende dai tassi di mercato, dal merito creditizio della società e dall’eventuale rating dell’emittente, ma è influenzato anche da eventuali garanzie richieste dall’investitore, dallo spread, dal premio per il rischio, dal premio per l’illiquidità e dalla natura del titolo.

·       Costi legali una tantum per la redazione del verbale relativo alla delibera di emissione, la redazione del contratto di sottoscrizione dei minibond e tutte le altre operazioni che richiedono l’intervento di un professionista in materia

·       Richiesta del codice ISIN, il codice internazionale che identifica univocamente gli strumenti finanziari.

·       Stesura del Report informativo periodico.

Poiché i costi possono variare, il nostro consiglio è quello di rivolgersi alle piattaforme autorizzate per avere informazioni più specifiche.



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