Blockchain e crowdfunding: è possibile una sintesi tra etica e tecnologia?

27/05/2021
APPROFONDIMENTI

La recente popolarita’ delle tecnologie di blockchain e del crowdfunding sono due ottimi esempi di risposta del mercato ad un crescente bisogno di disintermediazione e decentralizzazione dei sistemi finanziari. 

Le tecnologie blockchain fanno parte della piu’ ampia famiglia delle tecnologie di Distributed Ledger, cioe’ quesi sistemi che si basano su un registro distribuito, che puo’ essere letto e modificato da piu’ nodi di una stessa rete. In assenza di un ente di controllo centrale, per poter validare le modifiche da effettuare al registro, i nodi devono ottenere il consenso attraverso specifiche modalita’ che connotano le diverse tecnologie di Distributed Ledger.

La blockchain e’ quindi una sottofamiglia di tecnologie, o per meglio dire, un insieme di tecnologie, in cui il registro e’ strutturato come una catena di blocchi contenenti le transazioni e il consenso viene distribuito su tutti i nodi della rete che, quindi, possono partecipare al processo di validazione delle transazioni da includere nel registro.

La blockchain sta facendo nascere diverse questioni di natura etica, come spesso succede per tutte le nuove tecnologie che si impongono molto velocemente sul mercato. I pricipali interrogativi etici riguardano aspetti quali l’”iper-democraticita’” del sistema, la trasparenza dei dati e i rischi per la privacy degli utenti e l’auto-regolamentazione.

Blockchain ed etica

Secondo i suoi sotenitori, la blockchain e le criptovalute (che in un certo senso ne costituiscono l’applicazione piu’ famosa)  rappresentano una nuova idea di liberta’ perché non necessitano di alcuna autorita’ centrale. Queste soluzioni tecnologiche, infatti, sostituiscono il potere monetario di banche e istituzioni finanziarie rispettando la volonta’ degli individui e senza monopolio.

Poiche’ la blockchain e’ un sistema pubblico, condiviso e disintermediato, la sua applicazione puo’ avere dei risvolti etici importanti. Il sistema infatti garantisce una vera privacy finanziaria, fornendo un’alternativa digitale al cash in uno scenario che si autoregola – in un certo senso questo costituisce un’ulteriore spinta verso una vera e propria cashless society. 

Sono molti i settori che stanno gia’ sperimentando l’utilizzo dell’architettura blockchain. Curiosamente sono proprio le banche, in teoria le “nemiche” numero uno del mondo delle criptovalute, quelle che per prime ne hanno intuito le potenzialita’: un consorzio costituito dalla piu’ grandi banche mondiali sta studiando e sperimentando l’utilizzo delle blockchain, cosi’ come la Banca Mondiale e diverse Borse tra cui il Nasdaq. Altri settori molto interessati sono quelli finanziari in genere, quello immobiliare, dei media, delle assicurazioni, della pubblica amministrazione, della sanità, delle attività notarili e legali, delle vendite al dettaglio e altri ancora.

Il “cryptocrowdfunding”

L’architettura blockchain e’ stata recentemente applicata anche nell’ambito del crowdfunding.

Alcuni modelli prevedono di erogare “token” (gettoni, monete) agli investitori nelle campagne crowdfuding proporzionalmente alla somma investita.  Questi token potranno poi essere scambiati con altri utenti, costituendo in pratica una versione più flessibile dei tradizionali ‘reward’.

Un altro approccio e’ quello di utilizzare monete digitali gia’ esistenti come i Bitcoin per finanziare i progetti, specie se questi sono in qualche modo legati alle stesse tecnologie. Il vantaggio e’ che gli investitori in criptovalute sono spesso anche interessati ad investire in progetti innovativi nello stesso ambito, cosi’ da allargare il settore e farlo crescere di valore.

Talvolta, gli ideatori di un progetto tecnologico possono anche creare una propria criptovaluta per finanziarsi. In questo caso la valuta stessa diventa l’oggetto dell’investimento di crowdfunding. Le campagne ottengono una prima iniezione di capitale e con le monete accantonate potranno finanziare futuri sviluppi. Questo nuovo modello decentralizzato e disintermediato di business prende il nome di ICO (Initial Coin Offering).

Crowdfunding and Initial Coin Offering (ICO)

ICO (Initial Coin Offering) e’ nuova forma di crowdfunding che consente ai promotori di un’iniziativa di raccogliere fondi a fronte dell’emissione di una moneta virtuale.

L’emittente e’ solitamente una startup che intende finanziare lo sviluppo di un servizio. Come in una campagna di reward crowdfunding, a fronte dei soldi donati dai sostenitori vengono date delle ricompense, che, in questo caso, sono costituite da “token” (gettoni virtuali) ciascuno dei quali rappresenta una unità di una moneta virtuale. L’unicità e l’autenticita’ di tali token, sono garantite da un sistema di autenticazione basato su blockchain. Tipicamente, con i “token” acquistati, il sostenitore puo’ fruire dei servizi offerti dalla startup che li ha emessi. Qualora tali servizi consistano in diritti patrimoniali (per esempio il diritto di condividere i profitti generati dall’azienda che ha emesso i token), l’ICO diventa simile all’equity crowdfunding (o al lending peer to peer) e dovrebbe quindi essere soggetta alle norme e alle leggi che regolano la sollecitazione del pubblico risparmio.

Per concludere, le technologie di blockchain e il crowdfunding hanno la possibilita’ di cambiare i mercati finanziari in senso democratico, abbassando le barriere in entrata e allargando la base. L’etica ha un ruolo molto importante nel modo in cui queste tecnologie vengono regolamentate e in come vengono applicate. In questi sistemi di condivisione senza potere centrale e’ piu’ fondamentale che mai coniugare i valori etici con la tecnologia.



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