Decreto Sostegni Bis: quali sono le agevolazioni per start up e PMI innovative

14/06/2021
FINANZA E INVESTIMENTI

Il Decreto Sostegni Bis, che è stato approvato il 20 maggio, prevede alcune interessanti agevolazioni fiscali per chi investe in start up e PMI innovative. La novità principale rispetto ai decreti di ristoro precedenti è che per la prima volta accanto al criterio del fatturato si adotta anche quello dell’utile. Il criterio è ovviamente molto più giusto anche se, come sottolineato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, ci vuole più tempo per distribuire i sussidi accertando l’utile.

La novità principale prevista dal nuovo decreto prevede l’esenzione dalle imposte sui redditi delle plusvalenze da cessione di partecipazioni realizzate da persone fisiche al di fuori dell’esercizio d’impresa commerciale.

Plusvalenze, minusvalenze e il quadro normativo

Il guadagno su ogni operazione di vendita finanziaria si chiama plusvalenza e viene calcolato sottraendo dal prezzo di vendita, al netto delle commissioni, il prezzo di acquisto. Quando invece un titolo azionario viene comprato in più operazioni viene calcolata la media dei prezzi di ogni operazione d’acquisto.

L’opposto della plusvalenza è una minusvalenza, ovvero la perdita derivante da un’attività di compravendita di strumenti finanziari che avviene quando questi vengono venduti ad un prezzo più basso del prezzo di acquisto. Generalmente è possibile utilizzare le minusvalenze per abbattere la tassazione di eventuali plusvalenze future. La minusvalenza genera infatti un credito fiscale che può essere recuperato per le plusvalenze che vengono conseguite nello stesso anno oppure nei successivi 4 anni.

In Italia, il Decreto Legge n. 66 del 24/04/2014 ha sancito l’innalzamento dell’aliquota sulle plusvalenze dal 20% al 26%. Quindi sui guadagni di natura finanziaria si applica una tassazione del 26%.

Più aiuti per start up e PMI innovative con Decreto Sostegni Bis

L’articolo 14 del Decreto stabilisce che chi investe in star up e PMI innovative non pagherà fino al 2025 l’imposta al 26% sulle plusvalenze che derivano dalla cessione di partecipazioni. Si tratta di un’agevolazione temporanea, che prevede che le plusvalenze vengano reinvestite nelle aziende e che vengano possedute per almeno tre anni.

Le plusvalenze realizzate sono esenti sia se relative a partecipazioni qualificate ai sensi dell’art. 67, comma 1, lett. c), del Tuir sia se relative a partecipazioni non qualificate. In pratica danno diritto all’esenzione i conferimenti in denaro iscritti alla voce del capitale sociale e della riserva da sovrapprezzo delle azioni o quote delle startup innovative e delle PMI innovative, anche a seguito della conversione di obbligazioni convertibili in azioni o quote di nuova emissione.

Il comma 3 dell’articolo introduce nell’ordinamento anche un’agevolazione per gli apporti di capitale di rischio effettuati da persone fisiche, derivanti dalla cessione di partecipazioni in società acquisite mediante la sottoscrizione di capitale sociale che consiste nell’esenzione dalle imposte sui redditi delle plusvalenze da cessione realizzate da persone fisiche al di fuori dell’esercizio d’impresa commerciale.

Il Decreto Sostegni Bis prevede anche un piccolo contributo a fondo perduto di 1000 euro per le start up e per le piccole e medie imprese innovative. I requisiti per ottenere il sostegno sono principalmente due:

·       aver attivato la partita iva dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2018;

·       aver iniziato a svolgere l’attività nel corso del 2019.

Si tratta di un contributo di massimo mille euro a cui gli aventi diritto possono accedere nel caso il cui il fatturato del 2020  sia inferiore al 30% rispetto a quello del 2019.

L’impatto del Decreto Sostegni Bis sul settore dell’innovazione

Gli investimenti effettuati in favore di PMI e start up innovative convogliano risorse finanziare che possono derivare sia da soggetti quali persone fisiche sia investitori istituzionali che apportano capitale di rischio (Venture Capital).

In particolare, il ritorno che ricerca la categoria di investitori Venture Capital non è tanto in termini di utili o dividendi che derivano dalle partecipazioni che essi detengono nel proprio portafoglio di start up, quanto riferito al guadagno in conto capitale che deriva dalla cessione delle loro partecipazioni al termine del periodo d’investimento (normalmente di medio-termine).

Non essendoci profitti (o quasi) nelle fasi di start up, ha poco senso garantire vantaggi fiscali sulla componente reddituale, mentre è fondamentale garantirli sulla componente patrimoniale.

Lo scopo principale del Decreto è quello di stimolare ancora una volta il settore dell’innovazione. La misura, infatti, trova la sua logica se si considera che la disciplina normativa sulle startup e PMI innovative non consente la distribuzione degli utili per tutto il periodo di startup. 

Questo significa che il soggetto che investe in queste imprese innovative non troverà ristoro e soddisfazione negli utili o nei dividendi ma dal guadagno che deriverà proprio dalla cessione delle partecipazioni al termine del periodo di investimento. Una tassazione al 26% di questo guadagno (e cioè la differenza positiva tra il prezzo di acquisto e quello di vendita = plusvalenza) rappresenta un forte disincentivo all’investimento.

 

Interventi come quelli previsti dal Decreto Sostegni Bis sono quindi accolti favorevolmente dagli investitori e di fondamentale importanza per la ripresa dell’economia reale.



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