Il capital gain è il guadagno derivante dalla differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita di un determinato strumento finanziario, ed è anche conosciuto come plusvalenza.
Il calcolo del capital gain è molto semplice. In valore assoluto, si evince dalla differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto di un’azione o altro strumento finanziario. In percentuale, si calcola come la differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto rapportata al prezzo di acquisto:
Capital Gain (%) = (P. vendita – P. acquisto) / P. acquisto
I capital gain rientrano tra quelli che vengono definiti “redditi diversi”: qauesti includono sia la compravendita degli strumenti finanziari sia quella di immobili, sia indennizzi sui mandati assicurativi e altri casi limitati.
Come funziona la tassazione sull’equity crowdfunding
Le forme di finanziamento e investimento innovative come il crowdfunding devono trovare un proprio equilibrio. Ai due poli opposti troviamo la necessità di tutelare gli investitori ed evitare le lungaggini di una burocrazia spesso obsoleta.
Uno dei fattori di crescita di questa tipologia di investimento è proprio la chiarezza per gli investitori riguardo al trattamento dei propri investimenti. La certezza nella tassazione che verrà applicata a seconda del profilo di investitore e della casistica in cui rientra è dunque un fattore di grande importanza. La volontà di varare misure che si pongono come sostegno e incentivazione agli investimenti innovativi e che si tramutano in un risparmio fiscale per l’interessato va in questa direzione. La crescita del settore del crowdfunding passa, quindi, anche dalle decisioni in materia di tassazione.
Il sistema di tassazione varia a seconda che l’investitore sia una persona fisica o giuridica:
· nel primo caso la società trattiene il 26% dal guadagno complessivo come ritenuta a titolo d’imposta sui redditi di capitale generati;
· nel secondo caso, i redditi sono configurati come finanziari e concorreranno in misura parziale al reddito d’impresa imponibile, con un’ulteriore distinzione da fare a seconda che dall’altra parte ci sia una società di capitali o di persone o un imprenditore individuale. Si configura come operazione esente dall’applicazione dell’IVA.
Cosa cambia con il Decreto Sostegni Bis
L’Italia negli ultimi anni ha visto crescere il suo ecosistema di startup e PMI innovative come confermano i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, ma rimane ancora molto lavoro da fare sul fronte dei finanziamenti. Che queste realtà imprenditoriali svolgano un ruolo di rilievo nella crescita sociale ed economica di un paese non vi è più alcun dubbio. Esse infatti aumentano la disponibilità di posti di lavoro, stimolano l’innovazione e creano sana concorrenza.
Lo stop alla tassazione sul capital gain fino al 2025, introdotto dal nuovo Decreto Sostegni Bis, si spera possa incoraggiare gli investimenti dei risparmiatori, semplificando il trasferimento di denaro tra privati e dando una spinta all’economia reale. Si prevede, inoltre, l’arrivo dei fondi pubblici previsti dal Next generation Eu, per la digitalizzazione e la trasformazione ecologica che necessitano di spinta imprenditoriale e innovazione.
Come funzionano i nuovi incentivi
La detassazione delle plusvalenze appena introdotta dal Governo si rivolge specificatamente alle start up e PMI innovative. In sostanza, da un lato viene eliminata l’imposta sostitutiva al 26% sul capital gain degli investimenti effettuati da persone fisiche in start up e PMI innovative tra il 1° giugno 2021 e fino al 31 dicembre 2025, purché mantenuti per almeno tre anni. Dall’altra si prevede la detassazione delle plusvalenze, questa volta sulle quote cedute di qualsiasi società di capitali, purché reinvestite entro un anno in realtà innovative.
Con questo tipo di agevolazioni, infatti, è possibile immaginare operazioni capaci di fruire di molteplici vantaggi. Basti pensare ad un imprenditore che dismette un proprio investimento (una partecipazione societaria tradizionale) per acquisire una partecipazione in una startup innovativa. Questo tipo di operazione comporta da subito la prima detassazione della plusvalenza derivante dalla cessione della partecipazione nella società tradizionale. Inoltre, detenendo le quote della startup innovativa per almeno tre anni, anche questo secondo disinvestimento potrebbe essere totalmente detassato. Inoltre, vi possono essere anche i bonus IRPEF legati agli investimenti sul capitale della PMI innovativa. Si tratta di una detrazione IRPEF del 30% (o 50%) dell’importo finanziato. Inoltre, l’eventuale cessione della partecipazione sarebbe esente da capital gain.
Come richiedere gli incentivi
Invitalia ha affiancato la Direzione generale per la politica industriale, l’innovazione e le piccole e medie imprese del Ministero dello Sviluppo economico nella definizione e nello sviluppo della piattaforma informatica dedicata agli incentivi e nell’elaborazione delle specifiche di accesso. La verifica del possesso dei requisiti e la verifica della capienza per l’investimento sono effettuati in tempo reale in fase di compilazione della domanda, utilizzando SPID per l’identificazione certa del richiedente, e attraverso controlli incrociati con il Registro delle Imprese per verificare i poteri di firma e requisiti soggettivi dell’impresa e presso il Registro Nazionale degli aiuti di Stato per la capienza del “de minimis”. Al termine della richiesta viene rilasciata automaticamente l’autorizzazione al soggetto richiedente.
Le disposizioni operative per l’accesso e il funzionamento della piattaforma informatica sono illustrate nella circolare MiSE del 25 febbraio 2021. È possibile presentare domanda esclusivamente attraverso la piattaforma informatica
Cosa dicono i dati
Secondo le ultime statistiche fiscali pubblicate dal Ministero delle Finanze, le operazioni “agevolate” degli investitori in start up e PMI innovative nel 2019 hanno fatto confluire quasi 146 milioni di euro nell’ecosistema delle società innovative italiane. E, nonostante la pandemia, le cifre sono in crescita: secondo Aifi, per il segmento dell’early stage il 2020 si è chiuso con 306 operazioni (+82% rispetto al 2019), per un totale di 378 milioni di euro investiti, in crescita del 40% rispetto ai dodici mesi precedenti. Un risultato frutto anche della spinta introdotta con il Dl Rilancio dal bonus fiscale elevato al 50% sugli importi minori, per cui la piattaforma del ministero dello Sviluppo economico a fine aprile 2021 ha già “certificato” oltre 102 milioni di euro investiti.
Questi dati raccontano un ecosistema, quello delle start up e PMI innovative, in crescita in Italia e che attira sempre più l’interesse degli investitori. Le agevolazioni messe in campo vanno lette con un approccio sistemico e, per ottenere il massimo vantaggio, è necessario pianificare al meglio le varie fasi, prendendo in considerazione l’intero parterre delle misure esistenti.