Invecchiamento attivo. Opportunità e sfide della Longevity Economy

26/07/2021
UPDATE DI SETTORE

Nel mondo sviluppato, oltre la metà dei nati negli anni '90 vivrà fino a 100 anni. Già oggi in Italia le aspettative di vita superano gli 80 anni, e nei prossimi 30 - calcola l’Istat - saliranno a 85 anni per gli uomini e a 90 per le donne.

Sempre secondo le proiezioni dell’Istat, in Italia nel 2050 la quota di ultrasessantacinquenni sul totale della popolazione potrebbe arrivare – secondo ipotesi più o meno ottimistiche – dal già elevato 22,6% di oggi al 32-37%.

La nuova frontiera dell’invecchiamento

L’Italia è da tempo all’avanguardia tra i Paesi che sperimentano i principali cambiamenti demografici relativi al progressivo invecchiamento della popolazione. Maggiore longevità in migliori condizioni di salute e minore natalità, insieme alla riduzione del numero di donne in età fertile, sono fenomeni che hanno significativamente cambiato e stanno continuando a cambiare la nostra società.

A una longevità così inedita deve corrispondere una “nuova mappa della vita”. L’allungamento della vita implica uno slittamento delle fasi tipiche della vita come studi, matrimonio e figli. Cambia anche la durata della vita lavorativa e le aspettative su come trascorrere la terza età. In questa prospettiva, la domanda di fondo non è tanto come affrontare l’invecchiamento della società, quanto come ristrutturare i comportamenti per ottenere il meglio da una longevità inedita e prolungata. Ricordiamo, infatti, che l’alimentazione, la scolarizzazione, le modifiche dei comportamenti, la sanità pubblica, un ambiente di vita e di lavoro più salubre e il progresso medico-scientifico influiscono sul ritmo al quale invecchiamo. Di fatto, la lettura di una serie di indicatori (incidenza di malattie, tasso di mortalità, funzionalità cognitiva, forza fisica) indicano che in effetti non siamo più vecchi quanto piuttosto invecchiamo più lentamente.

Chi sono gli Active Agers. Alcuni miti da sfatare

Gli Active Agers sono un gruppo sociale sempre più numeroso. Si tratta di individui over 65 attivi e con nuovi bisogni che raccontano di una vita aperta alle occasioni, alle emozioni inattese e alle esperienze più disparate, alle nuove avventure e ai sogni che da giovani si erano chiusi in un cassetto.

Siamo quindi di fronte a due forze contrapposte: una società che invecchia, come conseguenza di una diversa struttura demografica (più anziani e meno bambini), e una longevità acquisita, frutto dei miglioramenti del modo in cui invecchiamo. Guardare a questa rivoluzione demografica solo attraverso le lenti dell’invecchiamento generalizzato rischia di far perdere il senso più ampio della storia. Di seguito, alcuni miti da sfatare.

1.       Invecchiamento cronologico: siamo abituati a privilegiare una lettura cronologica della vita, secondo la quale gli individui con più di 65 anni vengono definiti ‘anziani’. In realtà l’elasticità del concetto di età richiede una distinzione tra la sua misurazione cronologica e quella biologica, che si tradurrebbe in un minore incremento degli anziani nella nostra società.

2.       Invecchiamento globale: nell’ultimo ventennio l’età media nei principali paesi occidentali è aumentata, per contro la mortalità media (in termini di numero di decessi per migliaia di cittadini) è diminuita. Più è basso il tasso di mortalità, più lunga l’aspettativa di vita. Se misuriamo l’età in termini di anni dalla nascita, siamo diventati più vecchi, ma se pensiamo alla vecchiaia invece in termini di prossimità alla morte, siamo in qualche modo più giovani e abbiamo a disposizione un orizzonte più ampio.

3.       L’invecchiamento riguarda solo i paesi ricchi: l’età media più bassa nei paesi a basso reddito fa spesso presumere che l’invecchiamento della popolazione sia un problema dei paesi ricchi. Tuttavia, secondo un rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, anche le nazioni in via di sviluppo, oggi più giovani, invecchieranno progressivamente nei prossimi anni. L’invecchiamento non inizia a 65 anni e i governi dovrebbero riconoscerlo mettendo in atto politiche di sostegno agli anziani, sia oggi che in prospettiva futura.

Previsioni di crescita della Longevity Economy

Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha avviato a una serie di misure ispirate alla Longevity Economy, con l’ambizione di rendere l’industria europea leader mondiale del settore. Tra le principali segnaliamo il Piano d’Azione eHealth, l’European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing che ha ridefinito il concetto di terza età, l’Active e Assisted Living Joint Programme, l’EIT KIC Innovation for Healthy Living and Active Ageing e parti di Horizon 2020 relative alla sfida sociale SC1 “Health, Demographic Change and Wellbeing”.

Inoltre, un ampio studio, denominato The Silver Economy, è stato commissionato dalla Commissione Europea con lo scopo di individuare le informazioni chiave per un quadro di riferimento generale della Longevity Economy. Lo studio, condotto dal gruppo Technopolis in collaborazione con Oxford Economics, ha stimato le dimensioni attuali della Silver Economy e fornito proiezioni sulle dinamiche future, mettendo bene in luce l’ampio ventaglio dei settori economici coinvolti e le ricadute sociali. Grazie all’analisi di dieci casi di studio, ha poi disegnato un quadro articolato delle opportunità più promettenti e proposto un elenco di raccomandazioni per politiche di promozione e di sostegno.

I consumi riconducibili a questa fascia economica sono stati stimati in 3.700 miliardi di euro. Un contributo diretto a cui vanno aggiunti un contributo indiretto ed uno indotto sull’economia che portano a stimare complessivamente la Silver Economy a 4.200 miliardi di euro, un volume di attività economiche in grado di sostenere oltre 78 milioni di posti di lavoro.

Nel prossimo decennio, le dimensioni della Silver Economy continueranno a crescere, come conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. Le proiezioni indicano che la Silver Economy europea raggiungerà, entro il 2025, i 6.400 miliardi di euro e sosterrà 88 milioni di posti di lavoro, rispettivamente il 31,5% del PIL della Comunità europea e il 37,8% della sua occupazione.

Un nuovo paradigma

Tradizionalmente, in Italia, l’invecchiamento della popolazione viene associato a prospettive negative: pressione sul sistema pensionistico, aumento della spesa pubblica per servizi e socio-assistenziali, minore propensione degli anziani verso i consumi. Da tempo, a livello europeo, è invece in corso un cambio di prospettiva: non solo criticità, ma anche opportunità.

Questo nuovo paradigma, sia pure lentamente, comincia oggi a farsi strada anche nel nostro Paese. Da una visione chiusa e focalizzata sui servizi sanitari e assistenziali, si passa oggi ad un’idea dell’invecchiamento più complessa e sfidante. La longevità viene riconosciuta come una grande conquista dell’umanità, una sfida che va osservata con nuove mappe mentali, con nuove prospettive sul lavoro e lo scorrere dell’età, nel rispetto del dialogo tra le generazioni e delle diversità. Non solo un’opportunità da cogliere, ma anche nuovi scenari da esplorare, a cominciare dai nuovi territori della progettualità umana, dove l’innovazione tecnologica e quella sociale s’incontrano e si alimentano a vicenda.



  • innovazione
  • Crescita
  • approfondimenti
  • SilverEconomy