I minibond sono un innovativo strumento di finanziamento per le aziende non quotate in Borsa, facili da emettere, meno complicate e meno costose. Si tratta di obbligazioni o titoli di debito a medio-lungo termine emessi da società italiane non quotate, tipicamente PMI, normalmente destinate a piani di sviluppo, a operazioni di investimento straordinarie o di refinancing.
I mini bond sono un efficace strumento che permette alle piccole e medie aziende innovative di aprirsi al mercato dei capitali, riducendo la dipendenza dal credito bancario. Come tutte le obbligazioni hanno un tasso d’interesse riconosciuto sotto forma di cedola periodica, e una data di scadenza.
Chi può emettere mini bond?
Il Decreto Destinazione Italia del 2013 stabilisce che gli emittenti devono essere società italiane non quotate, diverse dalle banche e dalle micro imprese (Borsa Italiana richiede che le società abbiano fatto certificare da un revisione esterno l’ultimo bilancio approvato). Il fatturato deve superare i 2 milioni di euro ovvero l’organico deve essere composto da almeno 10 dipendenti. Al di là di quanto statuito dalla normativa, va comunque sottolineato che il mini-bond non è uno strumento di supporto alle aziende in crisi ma un'opportunità di finanziamento sul mercato dei capitali per le aziende sane, con buone performance negli ultimi esercizi e con precisi programmi di crescita per i prossimi anni, che per motivi diversi decidono di fare a meno del credito bancario o, quantomeno, di integrarlo con strumenti di debito alternativi.
Mini bond e crowdfunding
A seguito delle modifiche apportate da Consob al Regolamento Crowdfunding per recepire le novità normativa introdotte dalla Legge di Bilancio 2019, le piccole e medio imprese possono collocare bond e minibond anche attraverso i portali di Equity Crowdfunding autorizzati. Questi strumenti possono essere sottoscritti da investitori istituzionali e professionali oltre che da alcune categorie di investitori “non professionali”. In particolare:
- investitori non professionali che detengono un portafoglio di strumenti finanziari superiore a € 250.000;
- investitori non professionali che si impegnano a investire almeno € 100.000 in un’offerta, dichiarando di essere consapevole del grado di rischio connesso all’investimento;
- investitori non professionali, nell’ambito di servizi di gestione di portafogli o di consulenza in materia di investimenti.
Ricordiamo inoltre che la normativa prevede tra i soggetti definiti come investitori professionali anche fondazioni bancarie, incubatori di start up e persone fisiche o giuridiche aventi un valore del portafoglio di strumenti finanziari, inclusi i depositi di denaro, superiore a 500.000€ e in possesso di particolari tra cui:
- aver effettuato, nell’ultimo biennio, almeno tre investimenti nel capitale sociale o a titolo di finanziamento soci in piccole e medie imprese, ciascuno dei quali per un importo almeno pari a quindicimila euro;
- aver ricoperto, per almeno dodici mesi, la carica di amministratore esecutivo in piccole e medie imprese diverse dalla società offerente.
Perchè investire in mini bond
I minibond rappresentano una significativa opportunità per diversificare il proprio portafoglio, così da mitigare i rischi complessivi, con strumenti obbligazionari a rendita cedolare accanto agli investimenti equity.
Inoltre, offrono una dinamica particolarmente vantaggiosa dal punto di vista della liquidità, cioè riottenere i soldi investiti e le cedole future prima della scadenza del minibond.
Infatti, i minibond possono essere quotati su ExtraMOT PRO 3 di Borsa Italiana, il mercato dedicato agli strumenti finanziari alternativi ai prestiti bancari. Ciò significa che la piattaforma può non solo collocare titoli di debito di nuova emissione (mercato primario), ma anche quotarli e seguire l’emittente per tutta la durata dello strumento (mercato secondario). Gli investitori hanno così la possibilità, nel caso lo ritenessero strategico per le proprie esigenze, di liquidare i titoli posseduti prima della scadenza naturale.
Tra i vantaggi della disciplina dei minibond ci sono l’esenzione della ritenuta alla fonte e la possibilità di applicare un’imposta sostitutiva direttamente sugli interessi percepiti nella cedola anche per le società non quotate. Di conseguenza, se l’emissione è qualificabile come minibond, chi investe come persona fisica (o altri investitori non soggetti a IRES) ottiene una cedola già scontata dell’imposta sostitutiva del 26%. Gli investitori soggetti a IRES, invece, prenderanno una cedola con gli interessi lordi.
Benefici fiscali per le imprese emittenti
Un vantaggio per l’impresa emittente consiste nella possibilità di dedurre gli interessi passivi corrisposti sui mini bond, anche se si tratta di imprese non quotate. In particolare, la differenza tra interessi attivi e interessi passivi è deducibile nella misura massima del 30% del reddito operativo lordo. L’applicazione di tale regola deve sempre soddisfare le condizioni sopra esposte, ovvero i titoli obbligazionari della società devono essere negoziati in un mercato regolamentato o in un sistema multilaterale di negoziazione all’interno dell’UE; oppure i titoli non sono quotati devono essere detenuti da investitori qualificati ex art 100 del tuf.
Inoltre, le spese sostenute in relazione all’emissione (es. commissioni per il collocamento, compensi per i professionisti, analisi del rating) sono deducibili nell’esercizio in cui vengono sostenute a prescindere da quale criterio di bilancio venga utilizzato per la loro imputazione.
L’emittente può anche beneficiare della medesima imposta sostitutiva applicabile ai finanziamenti bancari a medio-lungo termine. Tale imposta, pari allo 0,25% dell’importo finanziato e applicata direttamente dall’istituto collocatore, sostituisce le imposte di registro, bollo, ipocatastali e la tassa sulle concessioni governative. Generalmente questa imposta sostitutiva viene applicata in caso di emissioni garantite da terzi e l’emittente ne può beneficiare solo se esplicitamente previsto nella delibera di emissione delle obbligazioni.
La quotazione del minibond rappresenta un importante passo per la Società che emittente che inizierà così a prendere conoscenza delle dinamiche dei mercati dei capitali in vista di una possibile futura quotazione in Borsa anche del proprio capitale sociale.