All’interno del panorama delle piccole e medie aziende, le startup hanno una loro particolare specificità che si deve riflettere anche nel modo in cui queste vengono valutate.
Poichè è difficile abbandonare la comfort zone di imprese con solidi profitti e con un futuro prevedibile, la tentazione sottesa è quella di cercare di applicare metriche di valutazione tradizionali anche alle startup. Questo approcio, però, può provocare non pochi problemi.
Come si valuta una startup
Partiamo dal presupposto che dalla capacità di dare un valore alla startup dipende le possibilia di finanziamento dell’azienda per gli imprenditori da una lato, e il ritorno dell’investimento per i finanziatori dall’altro.
Il fatto che le start up hanno una storia limitata, dipendono dalla crescita futura e sono particolarmente esposte al fallimento, rende molto complicata la loro valutazione con i metodi tradizionali.
Per ridurre la possibilità di errore, proponiamo un approccio basato sui questi punti:
1. Partire dai ricavi
La valutazione di una start parte necessariamente con la stima dei ricavi e della crescita futura. Non esiste un unico approccio per effettuare questa stima; di solito, tuttavia, si inizia dalla determinazione delle dimensioni del mercato complessivo nel quale l’impresa opera, per poi giungere determinazione della quota di mercato “conquistabile”. Nel fare queste valutazioni, bisogna ragionare approfonditamente sulla qualità del management, sulla conoscenza del prodotto e del servizio offerti da parte della società e sul confronto con la concorrenza attuale e potenziale.
2. Stima dei margini operativi nel tempo
Non bastano i ricavi in crescita, una start up è valutabile soltanto se è in grado di generare risultati economici positivi in futuro. Per stimare l’evoluzione del risultato operativo nel tempo, occorre separare il processo di valutazione in due parti. In primo luogo, occorre stimare, guardando alle società più grandi ed affermate del settore, il margine operativo target che la società sarà in grado di generare, una volta superati il suoi problemi di crescita. In secondo luogo bisogna valutare attentamente le azioni che occorrerà porre in essere per raggiungere il margine target, tenendo conto, nei limiti del possibile, dei costi fissi e della natura della competizione nel settore.
3. Valutare il reinvestimento per sostenere la crescita
Per migliorare le performances aziendali una start up è chiamata ad ingenti investimenti per generare la crescita prevista. Tali investimenti vanno attentamente determinati e valutati nei loro impatti sul cash flow. Uno dei pericoli di stimare separatamente ricavi, margini e reinvestimenti, è che si può cadere nell’errore di fare irrealistiche assunzioni, sottostimando il capitale necessario per supportare la crescita.
4. Stimare il costo dell’equity e del capitale nel tempo
Piuttosto che cercare di stimare il costo del capitale partendo dai dati storici della startup, consigliamo di usare medie di settore per i parametri di rischio (beta, costo del debito e rapporto debito/equity), avendo cura di prendere in considerazione le imprese più rischiose e più piccole del settore per la fase iniziale di crescita elevata e le imprese mature per la successiva fase di stabilità. Una start up, infatti, non può e non deve essere valutata con un costo del capitale che rimane invariato nel tempo. L’elevata crescita dei ricavi operativi e le perdite dei primi anni si trasformeranno in una crescita del fatturato limitata ma con utili operativi negli anni successivi; ciò significa che si assisterà anche ad mutamento dovrà corrispondere un diverso costo del capitale di rischio e di debito.
5. Stima valore del terminal value
L’applicazione del DCF richiede di determinare il terminal value, che a sua volta presuppone l’individuazione del periodo un cui l’impresa diventerà matura. Nel fare questa analisi ,occorre considerare che soltanto poche aziende sono in grado di sostenere una crescita elevata per lunghi periodi.
In conclusione, il processo di valutazione soprattutto per le startup early stage, più che una scienza è un’arte, dove influisce fortemente la sensibilità ad aspetti anche qualitativi di chi procede alla valutazione.
Il miglior approccio consiste nel prendere in considerazione diversi metodi, in modo da non tralasciare fattori rilevanti per il successo della startup che non possono sempre essere colti dalla mera analisi di dati solamente finanziari.
Per ottenere una valutazione obiettiva è consigliato affidarsi ad un advisor finanziario specializzato in operazioni di finanza straordinaria.