Start up hi-tech: boom di finaziamenti nel 2021

08/12/2021
FINANZA E INVESTIMENTI

Il trend degli investimenti in innovazione in Italia torna ai livelli pre-pandemia. Lo scenario fotografato dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano sembra quindi essere positivo. Accelerano i progetti per il 63% delle grandi imprese mentre le risorse impiegate nelle start up hi-tech toccano quota 1,461 miliardi di euro, +118% rispetto al 2020.

Quest’ultimo dato rappresenta un passaggio epocale per il nostro ecosistema, che finalmente sfonda la soglia rappresentativa del miliardo di euro di investimenti annui, mostrando una crescita senza precedenti (addirittura superiore al balzo effettuato tra il 2017 e il 2018). In questo incoraggiante contesto gli investimenti da parte di attori formali (fondi VC indipendenti, fondi CVC aziendali e fondi GVC) confermano il loro tradizionale ruolo di guida per l’intero ecosistema, registrando una crescita del 96% e passando dai 294 milioni del 2020 ai 576 milioni del 2021.

La parola d’ordine nel 2020 è stata ‘tenuta’, per far fronte all’emergenza causata dalla pandemia. Il dato degli investimenti indica una forte ripresa dell’ecosistema, grazie anche all’effetto pressoché immediato delle diverse misure messe in atto a livello istituzionale, tra cui la recente iniezione di ulteriori 2 miliardi al Fondo Nazionale Innovazione, che si vanno ad aggiungere agli 1,3 miliardi già allocati in passato.

La ripresa passa dalle start up hi-tech e il crowdfunding gioca un ruolo sempre più importante

Dei 193 round di finanziamento registrati nel 2021, 115 (pari al 60%) risultano essere ‘primi round’, il primo investimento in assoluto per la startup. Questo valore è in linea con quello registrato lo scorso anno, quando i primi round erano stati 94 (pari al 55% dei round 2020). Il taglio medio degli investimenti in primo round è passato da 4,7 milioni del 2020 ai 4 milioni del 2021, dunque registrando un lieve calo. La forte crescita di quest’anno è quindi spiegata maggiormente dalla tendenza degli investimenti raccolti nei round successivi: nel 2021 infatti, questi ultimi registrano una media per singolo round pari a 12 milioni di euro, contro i 9 milioni del 2020.

I finanziamenti provenienti da attori formali (ovvero i fondi di Venture Capital indipendenti, i fondi di Corporate Venture Capital aziendali e il Governmental Venture Capital o Finanziarie Regionali) confermano il ruolo di guida per l’intero ecosistema grazie a un’importante crescita di circa il 96%, passando dai 294 milioni di euro del 2020 ai 576 milioni del 2021. A questi, però, si affiancano i finanziamenti da attori informali (che includono Venture Incubator, Family Office, Club Deal, Angel Network, Independent Business Angel, piattaforme di Equity Crowdfunding e aziende non dotate di fondo strutturato di CVC), seconda componente che determina il valore complessivo.

Queste forme di finanziamento registrano a loro volta una crescita superiore al 92%, passando dai 245 milioni di € del 2020 ai 449 del 2021. Tale incremento rispecchia il trend di crescita dell’ecosistema e conferma la forte rilevanza del comparto informale per il tessuto imprenditoriale italiano, giocando anch’esso un ruolo di guida al fianco del comparto formale nella ripresa dell’ecosistema. Un dato per noi molto importante - il segmento dell’Equity Crowdfunding continua la sua crescita, passando dai 101 milioni di consuntivo 2020 ai 130 milioni di euro di preconsuntivo 2021 (+28%).

L’ecosistema delle start up in Italia: bilancio positivo?

Il risultato di quest’anno accorcia la distanza che ci separa dai principali Paesi europei, per quanto riguarda il volume dei finanziamenti annui che sostengono le nostre startup. E’ necessario però avviare un circolo virtuoso che possa generare un mercato in grado di crescere autonomamente. Le startup che operano all’interno dei Paesi europei più sviluppati (Francia e Germania, ad esempio) sono sostenute da un mercato pubblico/privato del venture capital che raccoglie decine di miliardi l’anno. Per noi diventa quindi fondamentale ridurre questo gap, in modo da evitare che le nostre giovani imprese di maggior successo si trasferiscano all’estero negli stadi successivi di crescita.

La buona notizia sembra essere un ecosistema in ottima salute che ha dimostrato di sapersi adattare al contesto emergenziale e fare di necessità virtù all’interno di una nuova normalità. Speriamo che questa tendenza sia di buon auspicio e la crescita si riconfermi, anzi si consolidi, nel 2022.



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