Le scaleup sono societa’ innovative che hanno gia’ sviluppato un proprio prodotto e un business model, operano sul mercato e presentano alcune caratteristiche di successo che gli permettono di ambire ad una crescita internazionale. In un certo senso, le scaleup sono startup mature e ormai pronte per crescere.
Secondo Deloitte , si possono definire scale up societa’ che nei primi 5 anni di vita raggiungono almeno i 10 milioni di dollari di fatturato.
Altri aspetti che caratterizzano le scale up sono:
1. Visione vincente: mission articolata per risolvere un bisogno ampio e urgente attraverso un concetto di business ambizioso, orientato al futuro e innovativo.
2. Mercato favorevole: dimensioni, crescita e margini del settore sicuramente offronouna posizione favorevole per riuscire a scalare.
3. Base di consumatori entusiasti: persone che acquistano il prodotto velocemente perche’ e’ notevolmente migliore e/o soddisfa una necessita’ urgente.
4. Unicita’: sia essa la padronanza di una competenza specifica, una relazione privilegiata, ecc… Qualcosa che rende distinguibile un prodotto dalla concorrenza.
5. Modello scalabile: rendimenti crescenti, dinamiche virali di vendita o miglioramento attraverso l’uso dell’economia di scala.
Secondo lo studio Scale up: the experience game di THNK e Deloitte Fast Ventures (2014), che ha analizzato i fattori di successo di 400 startup in 24 Paesi identificando quei fattori di successo che generano unicorni, solo una startup su 200 diventa una scaleup dopo circa 5 anni.
Il contesto italiano delle scale up
L’ecosistema italiano delle start up e’ ancora sottodimensionato rispetto ad altri contesti internazionali e il numero di scale up che riescono ad emergere e’ relativamente basso. Questo non per mancanza di start up di qualità, le quali infatti spesso vanno all’estero alla ricerca di sufficienti investimenti in capitale di rischio.
Uno dei motivi per cui le scale up faticano a decollare in Italia e’ determinato dal fatto che il mercato dei venture capital e’ ancora piuttosto giovane nel nostro Paese. Deve quindi ancora riuscire a convincere per smuovere una crescente quantita’ di capitali di rischio. Inoltre, la carenza di ‘exit’ o di raggiungimento della quotazione in borsa, non ha agevolato la raccolta di nuovi fondi.
In generale, l’Italia e’ una nazione tradizionalmente abituata a investire in modo sicuro. Abbiamo una grande capacita’ creativa ma putroppo viviamo un ritardo culturale importante. A dimostrazione di questo c’e’ il fatto che il mercato immobiliare si conferma il campo degli investimenti privilegiato dagli investitori italiani.
Secondo il rapport citato sopra, in Italia, su circa 1 miliardo di dollari, l’85% e’ stato raccolto da venture capital e investimenti privati, il restante 15% tramite Ipo di 9 aziende che si sono quotate in Borsa. Il 78% dei round di investimento e’ guidato da investitori locali, il 9% da europei, l’8% da statunitensi. Ma i round finanziari guidati dagli investitori italiani sono di dimensioni piu’ ridotte.
Il ruolo del crowdfunding per finanziare le scale up
Le piattaforme di crowdfunding possono giocare un ruolo fondamentale nelle sviluppo delle scale up italiane. L’equity crowdfunding sta acquistando sempre piu’ autorevolezza e riceve la fiducia degli investitori, anche di quelli istituzionali che stanno dimostrato un interesse crescente nel settore.
In Italia, il crowdfunding e’ complementare al venture capital. A livello europeo, il mercato dei round B delle societa’ basate in Europa e’ ottimo, con un’ampia disponibilita’ di capitali, i volumi in aumento del 5% di anno in anno. Il 60% dei round di venture capital, pero’, vengono effettuati in Gran Bretagna, Germania e Francia.[1]
Gli investimenti nelle scale up solitamente offrono un livello di sicurezza maggiore rispetto a quelli nelle start up. Le scale up, infatti, sono realta’ imprenditoriali che hanno raggiunto una certa maturita’ per poter chiudere round importanti di finanziamento, espandersi oltre i confini del proprio Paese e diventare imprese consolidate.
Secondo un rapporto pubblicato nel 2018 dal Centro Studi di Digital360, l’Italia e’ al 20esimo posto tra i 28 Paesi della UE per efficacia dell’intero ecosistema a support di start up e scale up. Il nostro Paese e’ sotto la media europea, distante dalle economie comparabili come Regno Unito (2° posto), Germania (5°) e Francia (11°), superato da alcune nazioni di dimensioni minori che negli ultimi anni sono state in grado di creare condizioni strutturali molto positive per l’ecosistema imprenditoriale (come Estonia, Lettonia e Slovenia) e da alcuni Paesi che hanno puntato su un utilizzo aggressivo delle agevolazioni fiscali (come Irlanda, Lussemburgo e Cipro).
Il futuro pero’ e’ promettente e fa ben sperare. L’Italia, infatti, sta mostrando un importante recupero grazie ad alcuni fattori, tra cui proprio la crescita delle operazioni di investimento in scaleup, oltre al raddoppio dei finanziamenti in equity delle startup e all’aumento degli unicorni (aziende che raggiungono 1 miliardo di dollari di valorizzazione).
Ineressante anche il fronte delle exit. Il numero dei disinvestimenti resta sempre piuttosto basso, ma finalmente si registra un certo interesse da parte dei soggetti industriali internazionali per la nostre realta’ imprenditoriale.
[1] https://bebeez.it/venture-capital/scaleup-italiane-un-mercato-ancora-piccolo-le-opportunita-ci-cosa-ne-pensano-venture-internazionali-riuniti-ieri-scaleit/