Un risvolto sorprendente (ma non troppo per gli addetti ai lavori) della guerra scatenata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina è il ruolo giocato dalle criptovalute, e soprattutto da Bitcoin. In generale, l’invasione non ha fatto bene agli asset digitali. In un primo momento sono crollati sotto il peso delle sanzioni che da una parte hanno preoccupato i mercati, mentre dall’altra stanno facendo riscontrare ripercussioni economiche sulla fornitura energetica in mano alla Russia.
Bitcoin, Ethereum e altre criptovalute hanno oscillato selvaggiamente nelle ultime settimane, fino a salire a quota $39K per poi rimanere in zona positiva sopra il livello di pivot di $38K.
Le criptovalute come bene rifugio per i russi...
Per quanto riguarda la Russia, Bitcoin e criptovalute costituiscono un’arma di difesa contro le sanzioni statunitensi ed europee. Questo perché, seppur in corsa già da tempo, la realizzazione e, soprattutto, la diffusione del cosiddetto Rublo Digitale sono ancora lontane. Ecco perciò che Bitcoin e criptovalute diventano un’arma russa per evitare che le sanzioni portino conseguenze all’economia quanto quelle del 2014 con il caso della Crimea. Un altro aspetto da non sottovalutare è che la Russia potrebbe deviare maggiori riserve di energia verso il mining crypto.
Secondo Arcane Research, una società di ricerca con sede a Oslo, il volume degli scambi tra rublo e criptovalute è aumentato negli ultimi giorni su Binance, una delle più grandi piattaforme di scambio al mondo. Il sospetto di molti operatori del mercato è che le criptovalute possano essere utilizzate da individui o società russe per eludere le sanzioni e portare a termine operazioni altrimenti vietate tramite i canali ufficiali.
La Russia è stata estromessa dal sistema di pagamenti internazionali Swift ed effettuare pagamenti o transazioni finanziarie internazionali per i russi — che siano cittadini, imprese o istituti bancari — non è più possibile. I pagamenti digitali in Russia sono molto usati, ma adesso i circuiti Visa e Mastercard non funzionano più, così come ha subito lo stop anche Apple pay. Le banche russe potrebbero ricorrere alle criptovalute come mezzo alternativo al dollaro per i pagamenti internazionali.
Le criptovalute, inoltre, sono viste anche come un bene rifugio per mettere al riparo i propri risparmi detenuti in valuta locale dopo la svalutazione massiccia del rublo. Un uso diretto delle criptovalute, per esempio per vendere grano, petrolio o gas, di cui la Russia è uno dei maggiori esportatori, sembra però improbabile: se il mercato delle criptovalute ha visto decuplicare le sue dimensioni, i volumi restano ancora insufficienti.
Le criptovalute attualmente non sono state colpite dalle sanzioni economiche imposte alla Russia, ma — come riporta il sito specializzato Cryptonews — due delle principali aziende che si occupano di scambi di bitcoin e simili, Binance e Gemini, hanno confermato la possibilità di congelamento dei portafogli di cripto degli utenti russi, qualora venga richiesto dagli organi internazionali.
Vengono utilizzate anche dagli ucraini...
Quando è scoppiata la guerra ucraina la banca centrale ha ordinato la sospensione delle transazioni del mercato dei cambi e dei trasferimenti elettronici di fondi. Alcuni ucraini si sono rivolti alle criptovalute per sicurezza. Nel frattempo, le donazioni in crypto all’Ucraina attraverso i canali governativi e privati hanno raggiunto i 36 milioni di dollari, mentre i contributi continuano a montare durante l’invasione russa.
La notizia del rialzo del bitcoin arriva nello stesso momento in cui se ne diffonde un'altra meno rassicurante: i rischi alla stabilità finanziaria legati ai cripto asset non sono ancora sistemici ma devono essere monitorati date le implicazioni globali e l'inadeguato contrasto normativo in molte giurisdizioni. Il Bitcoin resta il cripto asset dominante anche se la sua quota di mercato è crollata dal 70% a meno del 45%.