Nonostante l’enorme patrimonio culturale del nostro Paese, il finanziamento pubblico della cultura in Italia gode di disponibilità sempre più ridotte. La scarsità dell’investimento pubblico ha contribuito a rendere più interessanti gli interventi privati, sia in materia di finanziamenti tradizionali che alternativi. In ambito privato, ancora molto importante (anche se altrettanto in diminuzione) è il ruolo delle fondazioni bancarie che erogano al settore arte, attività e beni culturali, quasi un terzo del totale dei finanziamenti che questi settori ricevono.
Secondo l’ultimo rapporto Nomisma (novembre 2021), l'industria dell'arte in Italia genera un volume d'affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto complessivo economico sul Paese di 3,78 miliardi d'indotto, e dà lavoro a circa 36 mila addetti nell'intera filiera produttiva. Sul piano europeo, l'Italia rappresenta il 2% del mercato rispetto alle vendite a valore delle opere d'arte, quota che sale al 6% con l'uscita di UK dall'UE.
Nel 2019 il fatturato di case d'asta, gallerie, antiquari e mercanti d'arte ha raggiunto quota 1,04 miliardi di euro, cui si aggiungono 420 milioni di euro derivanti da logistica, pubblicazioni, assicurazioni, fiere, istruzione e restauratori. Per ogni euro del volume d'affari registrato nel mercato dell'arte, secondo l'effetto moltiplicatore calcolato dai ricercatori di Nomisma, si stima un output di 2,60 euro, motivando così l'enorme impatto economico complessivo sul Paese, pari a 3,78 miliardi di euro. In questo scenario, la pandemia Covid-19 ha avuto l'effetto di accelerare alcuni processi già in evidenza nel settore, quali la specializzazione e la digitalizzazione.
Per stimare il reale valore dell'industria dell'arte in Italia, la ricerca considera l'intero universo degli operatori che gravitano attorno alla filiera. Il settore, altamente specializzato, ritiene che le principali sfide che attendono il nostro Paese siano la semplificazione normativa, la riduzione del gap formazione-mondo del lavoro e la digitalizzazione. Vincerle significa consentire all'Italia di riappropriarsi del ruolo di "fabbrica della bellezza" nel mondo.
Negli ultimi anni si è evidenziata una riduzione del numero dei player nel mercato a fronte di un aumento del fatturato complessivo. Nel 2019 operavano in Italia 1.667 gallerie, 610 unita' in meno rispetto al 2011; situazione simile a quella degli antiquari, che da 1.890 nel 2011 sono diventati 1.593 nel 2019. Tuttavia, le transazioni hanno avuto un balzo in avanti del 2%, rispetto al 2011.
A emergere sono le imprese più virtuose e competitive, in grado di specializzarsi e adattarsi alle esigenze del mercato nazionale e internazionale. La contrazione economica causata dalla pandemia ha indotto le realtà a implementare ulteriormente la digitalizzazione.
Negli ultimi due anni, i lockdown totali e parziali, l'annullamento di eventi e mostre hanno impattato sul fatturato delle imprese e sulla crescente richiesta di credito, interessando il 33% di esse. Nel 2021 la situazione di emergenza economico finanziaria non era ancora rientrata completamente, tanto che il 40% delle imprese ha registrato una maggiore esigenza di credito per la prosecuzione della propria attività.
In un periodo quindi caratterizzato dalla stretta creditizia, dalla scarsità di risorse pubbliche (soprattutto per l’arte contemporanea) e dalla scarsa circolazione di denaro in generale, l’arte deve necessariamente reinventarsi attraverso nuove forme di accesso al credito. In questo contesto, una ventata di ottimismo arriva dal crowdfunding.
A oggi, l’equity crowdfunding si è dimostrato capace di ripristinare la disponibilità di mezzi finanziari per le imprese in tutti i settori dell’economia, sopperendo alle carenze del sistema bancario e a quelle del mercato del Venture Capital. Questo innovativo canale di finanziamento ha difatti movimentato un ammontare totale di capitale raccolto dall’avvio del mercato italiano pari a circa 252 milioni di euro, rafforzando la credibilità finanziaria degli emittenti e proiettandoli verso un cambio di paradigma.
L’equity crowdfunding si fonda sul principio della democratizzazione finanziaria e offre possibilità d’investimento prima precluse alle piccole e medie aziende italiane. Un’analisi empirica dell’Università La Sapienza di Roma ha evidenziato una notevole propensione del nuovo tessuto industriale dell’arte all’utilizzo del crowdfunding come strumento di finanziamento. La domanda si è dichiarata entusiasta e pronta a cogliere le opportunità offerte dal mercato unico europeo e dal ricorso a investitori esteri, riconoscendovi la ragione per lanciare nuovi round di finanziamento. Il 70% del campione considerato, ammaliato dall’ ampliamento del raggio d’azione delle campagne, dall’opportunità d'interfacciarsi con potenziali sottoscrittori contraddistinti da un maggior livello di preparazione, propensione all’investimento e capacità di valutare l’idea imprenditoriale, ha difatti programmato o addirittura già avviato nuove campagne, e non sono mancati progetti più audaci, finalizzati allo sbocco in mercati regolamentati europei.
I risultati ottenuti attraverso l’indagine empirica prospettano una crescente internazionalizzazione del settore, insieme a un ruolo promettente anche per mini-bond e crowdlisting. Una leva di vantaggio competitivo tra i portali è costituito dal grado di supporto garantito ai proponenti in ogni fase della campagna, indicato dal 35% del campione come fattore determinante per la scelta della piattaforma, e dalla capacità di facilitare i contatti con investitori professionali.
Il supporto in tutte le fasi della campagna e l’accesso a investitori selezionati sono anche due dei vantaggi di utilizzare la nostra piattaforma. In questo momento siamo live con una campagna di raccolta fondi per Next Exhibition, una realtà italiana estremamente interessante e leader nell’organizzazione di mostre ed esposizioni temporanee multimediali e interattive in Italia e all’estero. Per maggiori informazioni su questo progetto potete registrarvi a questo link.