Economia circolare e occupazione. Le strategie per creare nuovi posti di lavoro

06/07/2022
APPROFONDIMENTI

Secondo il rapporto The circular economy at work: Jobs and skills for London’s low carbon future 2022, nella sola città di Londra sarebbe possibile creare 280 mila nuovi posti di lavoro ‘sostenibili’ entro il 2030. Questo grazie alle strategie di economia circolare proposte dal governo del Mayor Sadiq Khan che ha anche fissato anche degli ambiziosi obiettivi di strategia ambientale per la città - tutto con perdite minime  di posti di lavoro nei settori ‘tradizionali’.

L’economia circolare a Londra non è qualcosa di marginale, ma acquista sempre più peso nelle scelte di politica economica. Come evidenziato da ReLondon – il promotore del rapport citato sopra - si parla di un settore capace di generare 11 miliardi di sterline e che potrebbe crescere fino ad oltre 24 miliardi entro la fine del decennio.

Il fabbisogno di nuovi posti di lavoro nella capitale londinese non riguarderà solo i settori dei rifiuti e del riciclaggio – per il quale l’obiettivo stabilito è di arrivare al 65% di differenziata – come si potrebbe ipotizzare. Parole chiave della transizione circolare sono infatti anche condivisione (sharing), riutilizzo e riparazione.

La necessità di una riconversione circolare richiederà nuove professionalità o aggiornate competenze in diversi settori, creando così numerose nuove opportunità di lavoro e nuove figure professionali.

Quali sono le caratteristiche dei lavori ‘circolari’?

Il report definisce un lavoro circolare come un tipo di professione che è “direttamente coinvolto o sostiene indirettamente gli obiettivi di un’economia circolare”. Fondamentale è la formazione in quelli che vengono chiamati ‘circular skills’, un insieme di conoscenze, competenze e capacità che sono necessarie per mantenere prodotti e materiali che circolano all’interno dell’economia al loro valore più alto possibile, il più a lungo possibile.

Tra le professioni circolari vengono incluse quelle che consentono alle aziende di chiudere il cerchio per poter riciclare le materie prime, nonché tutte quelle che fanno sì che beni e materiali possano avere valore il più a lungo possibile. Si spazia dai lavori del settore del riciclaggio a quelli che consentono riutilizzo e riparazione come anche noleggio e leasing. Si sommano, poi,  i posti di lavoro a sostegno di attività che promuovono la circolarità dell’economia. Pensiamo ad esempio ai rami legati alla tecnologia digitale, design, comunicazione o alla logistica.

Londra come esempio da seguire

Se la Mayor’s strategy transition londinese al 2030 verrà confermata, i posti di lavoro circolari o collegati all’economia circolare, potrebbero arrivare a 515 mila unità. Questo grazie alla stimata creazione di ulteriori 100.000 lavori circolari di base, 20.000 lavori circolari abilitanti e 163.000 lavori circolari indiretti. Numeri quelli di Londra che raccontano quanto possa essere concreta la riconversione ecologica del futuro delle nostre città.

L’obiettivo è quello di dimostrare come investire in economia circolare non vuol dire solamente puntare a un modello di sviluppo che riduca sensibilmente gli sprechi e le emissioni, ma anche generare posti di lavoro e conseguente nuova ricchezza, ma in modo sostenibile. 



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